-Transumanza e Alpinismo diventano Patrimonio Culturale Immateriale dell’Unesco

BOGOTA’ – L’Alpinismo e la Transumanza entrano nel Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità, è stato deciso ieri a Bogotà dai 178 paesi che compongono il Comitato Intergovernativo dell’UNESCO.
Il dossier del’alpinosmo era stato presentato dalla cordata internazionale Italia, Francia e Svizzera, con la Francia nel ruolo di capofila. L’UNESCO ha riconosciuto l’elevato valore della candidatura, congratulandosi con gli Stati proponenti per aver elaborato un dossier multinazionale di alta qualità che riflette la collaborazione tra le comunità sia nella preparazione della candidatura sia nella salvaguardia dell’elemento, sottolinea l’importanza delle conoscenze tradizionali sulla natura e fornisce un esempio virtuoso di un rapporto sostenibile tra l’uomo e il suo ambiente.
Per parte italiana, oltre al Comune di Courmayeur, che dal 2008 ha sostenuto la candidatura, un ruolo determinante è stato svolto dal CAI attraverso il contributo scientifico del Museo Nazionale della Montagna – CAI Torino, che ha contribuito alla redazione del dossier tecnico, e dal CONAGAI – Collegio Nazionale Guide Alpine Italiane. Il supporto istituzionale a livello nazionale è stato garantito dal prezioso lavoro della Commissione Nazionale Italiana per l’UNESCO e dal MiBACT – Ministero per i Beni e le Attività culturali e per il Turismo.
Il Comitato riconosce che l’iscrizione dell’Alpinismo evidenzia lo stretto rapporto tra patrimonio culturale immateriale, ambiente e sviluppo sostenibile, rafforza il senso di responsabilità condivisa per il mantenimento e il recupero di luoghi di notevole valore sociale e sensibilizza gli Stati contraenti in merito alla presenza di una storia e di valori comuni. Il riconoscimento UNESCO apre la strada ad azioni concrete a favore dell’alpinismo. Temi cruciali sui quali lavoreranno tutti i partner con un coordinamento internazionale sono l’evoluzione della pratica davanti agli effetti dei cambiamenti climatici, l’adozione di strategie comuni davanti alla questione della responsabilità e dell’assunzione del rischio da parte degli alpinisti, in particolar modo gli accompagnatori, il mantenimento e il rinnovamento anche tecnologico dei rifugi nell’ottica della sostenibilità, la documentazione e valorizzazione culturale, la trasmissione della pratica alle nuove generazioni, la libertà di esercizio dell’alpinismo nel rispetto dell’ambiente e della natura.

Anche la Transumanza patrimonio culturale immateriale dell’umanità. È la terza volta, si legge in una nota del Mipaaf, dopo la pratica tradizionale della coltivazione della vite ad alberello della comunità di Pantelleria e l’arte dei muretti a secco, che viene attribuito questo prestigioso riconoscimento a una pratica rurale tradizionale. La candidatura della ‘Transumanza, il movimento stagionale del bestiame lungo gli antichi tratturi nel Mediterraneo e nelle Alpi’, avanzata nel marzo 2018 dall’Italia come capofila insieme alla Grecia e all’Austria, è stata coordinata a livello internazionale dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali e ha visto il coinvolgimento diretto delle comunità italiane afferenti alle Regioni di Puglia, Basilicata, Campania, Molise, Lazio, Abruzzo, Lombardia e alle province di Trento e Bolzano, che in questi anni, insieme alle comunità di Austria e Grecia, come anche riconosciuto dall’Unesco, hanno saputo creare un network attivo per la valorizzazione e la salvaguardia di questa pratica, grazie al fondamentale apporto di famiglie e pastori che ne hanno mantenuto negli anni la vitalità, nonostante le difficoltà socio-economiche e lo spopolamento delle aree rurali. La transumanza rappresenta la migrazione stagionale delle greggi, delle mandrie e dei pastori che, insieme ai loro cani e ai loro cavalli, si spostano in differenti zone climatiche, percorrendo le vie semi-naturali dei tratturi. Il viaggio dura giorni e si effettuano soste in luoghi prestabiliti, noti come ”stazioni di posta”. La transumanza quale elemento culturale, dal forte contenuto identitario, ha saputo nei secoli creare forti legami sociali e culturali tra i praticanti e i centri abitati attraversati, nonché rappresentare un’attività economica sostenibile caratterizzata da un rapporto peculiare tra uomo e natura, influenzando con la sua carica simbolica tutti i campi dell’arte. La transumanza è ancora oggi praticata sia nel Centro e nel Sud Italia, dove sono localizzati i Regi tratturi, partendo da Amatrice e Ceccano nel Lazio ad Anversa degli Abruzzi e Pescocostanzo in Abruzzo, da Frosolone in Molise, Rivello in Basilicata, Lacedonia e Zungoli in Campania a San Marco in Lamis, San Giovanni Rotondo e Monte Sant’Angelo in Puglia. Pastori transumanti sono ancora in attività anche nell’area alpina, in particolare in Lombardia e nel Val Senales in Alto Adige.

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