Un nuovo elemento si è inserito in questi ultimi anni nel “panorama alpino”, si tratta delle vasche da bagno. Chi avrebbe immaginato che questo accessorio sanitario uscisse da quattro mura per immettersi nella natura sotto forma di riciclo e di una continuità che prima approdava in discarica. Sono ormai in numero considerevole le vasche, con l’immancabile riflesso bianco, principalmente in ghisa, che fanno bella mostra nei pascoli e che vengono utilizzate nel periodo estivo per le mandrie che ancora popolano gli alti pascoli e che per il resto dell’anno giacciono inutili tra i pascoli. Premesso che si tratta di un sistema necessario per il benessere degli animali in quanto, contrariamento al passato, i capi di bestiame si sono moltiplicati e il pascolo è ormai continuativo e non vengono più ritirate di sera nelle stalle, essendo confinati in ampie zone recintate elettricamente, i bovini devono avere la necessaria quantità di acqua ed al momento è stata adottata questa soluzione per garantire una scorta sufficiente al bestiame. Camminando lungo le vecchie mulattiere o le piste agro-silvo-pastorali, è molto facile imbattersi in questo caratteristico oggetto, privo ovviamente degli accessori ma inusuale fino a poco tempo fa. Infatti se rimane il vecchio abbeveratoio in pietra, sempre più ricercato e in via di “estinzione”, la sua originaria funzione, come prima spiegato è andata via via calando relegandosi ad un elemento di arredo e memoria per i pochi abitanti rimasti e per gli escursionisti. Ovviamente per poter riempire queste vasche sono state anche introdotte nuove opere idrauliche che variano a seconda della morfologia del teritorio, da tubazioni fisse a allacci “volanti”. Vedremo in futuro gli sviluppi di questo nuovo sistema idraulico montano o se magari verranno creati degli appositi siti in cui far abbeverare il bestiame. Per il momento vediamole sotto la sua riciclata funzione, non più accessorio per lavarsi ma vero e proprio deposito di acqua per abbeverarsi.